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Recensione Il mondo nuovo di Aldous Huxley

“Il mondo nuovo” di Aldous Huxley – recensione

Esistono dei libri che, in qualsiasi momento della vita tu li stia leggendo, sembra non sia mai abbastanza presto. “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley è uno di questi. Forse ha influito anche il fatto che io lo abbia letto davvero tardi ma, lo avessi letto dieci o quindici anni fa, sarebbe stato comunque tardi. Forse ha a che fare con il fatto che sono libri che, finché non diventano realtà, sono precursori dei tempi. O magari, semplicemente, sono talmente innovativi da spingerci a chiederci “ma come ho fatto a vivere senza averlo letto?”

Un altro libro che rientra nella categoria è “1984” di George Orwell (e le analogie fra i due libri non si fermano qui). Ovviamente ogni lettore arricchisce la lista a modo suo, con titoli che, letti in un certo momento della propria vita, acquistano un significato universale.

Il genere di “Il mondo nuovo” 

Distopico, profetico, utopico, futurista, scientifico-fantastico: il romanzo di Huxley è stato definito in tutti questi modi e, senza dubbio, rientra in ognuna di queste categorie. Guardando oltre al catalogare un libro in un modo o nell’altro – o magari semplificando ciò –, direi che Il mondo nuovo di Aldous Huxley è senz’altro un genere da leggere.

Scritto nel 1931 dall’inglese Aldous Huxley, “Il mondo nuovo”  è un breve romanzo che, a detta di gente che se ne intende, attinge a diverse fonti di ispirazione, per diventare, tuttavia, un’opera innovativa a veramente originale. Partendo dal titolo, “Brave new world” (titolo originale), che è una citazione dall’opera di Shakespeare, “La Tempesta”:

“O wonder!
How many goodly creatures are there here!
How beauteous mankind is! O brave new world,
That has such people in’t.”

“Oh, meraviglia! Quanta bella gente!
Come son belle le creature umane!
Oh, splendido, smagliante nuovo mondo
che contieni abitanti come questi

— William Shakespeare, The Tempest, Act V, Scene I, ll. 203–206

Il passo si riferisce all’esclamazione di Miranda, fanciulla innocente e priva di malizia, cresciuta senza conoscere altre persone al di fuori del padre e del servo e che, per la prima volta, incontra altri esseri umani. L’immediata replica del padre – che conosce la malvagità dell’animo umano – riporta il lettore con i piedi per terra: “They are new to thee…” (“Nuovo solo per te…”). Quindi, lettore avvisato…

Tornando a Shakespeare, lo troveremo spesso nel libro di Huxley (le sue opere, cioè) e questa sarà, a mio avviso, la chiave per la salvezza. Non mi riferisco alle teorie che vogliono Il nuovo mondo un seguito di La tempesta, né alle eventuali analogie fra i personaggi delle due opere. Più direttamente, mi riferisco alla bellezza come salvatrice – e questo è Dostoevskij. La bellezza ci salverà e Shakespeare, senza ombra di dubbio, è bellezza.

Al di là di queste informazioni interessanti, ma non indispensabili alla lettura, Il mondo nuovo è un libro che può essere letto da chiunque. Non c’è bisogno di essere amanti del genere distopico per leggerlo, né di aver letto Shakespeare per comprenderlo. Al contrario: “Il mondo nuovo” può senz’altro essere la ragione per cui iniziare a leggere Shakespeare.

Recensione Il mondo nuovo di Aldous Huxley

Mano con sfera riflettente (1935)
Maurits Cornelis Escher

Lo stile di “Il mondo nuovo” 

Continuando con gli incoraggiamenti, Il nuovo mondo è un libro reader-friendly. Confesso che, influenzata dallo stile di 1984 di Orwell, ho rimandato a lungo la lettura del libro di Huxley. Erroneamente, aggiungo. Come stile, Il mondo nuovo è molto più vicino alla Fattoria degli animali (sempre di Orwell) che non a 1984. Niente complessi concetti di irraggiungibile filosofia o psicologia, nessun linguaggio astruso, niente interminabili, labirintiche dissertazioni mentali. Lo stile è semplice, basico oserei dire, di una premiante immediatezza. Il lettore può da subito dedicare tutta la sua attenzione al cosa viene raccontato, non al come. Ed è questo ciò che rende il libro assolutamente fantastico: affrontare temi complessi e profondi attraverso uno stile narrativo limpido e un linguaggio colloquiale.

La trama di “Il mondo nuovo” 

Così, immediata è anche la storia: il lettore viene introdotto in un mondo nuovo, appunto, ma, una volta che si lascia immergere in questo mondo, tutto gli sembra nuovo, sì, ma anche familiare, in un certo senso. C’è un sottile senso di costante rassicurazione nella storia, nell’aria aleggia un ininterrotto profumo di dolcezza; il lettore può rilassarsi: nulla di brutto può accadere, tutto è sotto controllo, tutto è organizzato alla perfezione. Il nuovo mondo accoglie il lettore nel suo grembo: è il benvenuto, qui sono tutti benvenuti, sono tutti importanti, sono tutti indispensabili. Il mondo è guidato da regole precise: ognuno sa qual è il proprio posto e nessuno vorrebbe essere altrove. Nulla è realizzato attraverso la forza: non ci sono torture né brutalità, tutti sono felici e il loro benessere è la priorità assoluta delle alte sfere. Ovviamente, il lettore subodora la fregatura, eppure resta ipnotizzato dall’ipotetica perfezione. L’autore però è attento nel fornirgli gli strumenti necessari affinché sia in grado di valutare il prezzo della felicità:

“Il Direttore aprì la porta. Si trovarono in una camera nuda e spaziosa, molto chiara e soleggiata: poiché l’intera parete esposta a 
sud formava un’unica finestra. Una mezza dozzina di bambinaie, vestite coi calzoni e la giacca della bianca uniforme regolamentare di tela artificiale, coi capelli nascosti asetticamente sotto berretti
 bianchi, erano occupate a disporre dei vasi di rose in lunga fila sul pavimento. Grandi vasi, tutti pieni di fiori. Migliaia di petali, completamente aperti e sericamente morbidi, come le guance di innumerevoli cherubini, ma di cherubini che, in quella splendente luce, non erano esclusivamente rosei ed Ariani, ma anche luminosamente Cinesi; anche Messicani, anche apoplettici per il troppo soffiare nelle trombe celesti, anche pallidi come la morte, pallidi del candore postumo del marmo. Le bambinaie si irrigidirono sull’attenti.

«Disponete i libri» diss’egli brevemente.
 In silenzio le bambinaie obbedirono. Fra i vasi di rose furono distribuiti in bell’ordine i libri, ciascuno su un’immagine gaiamente colorata di quadrupede, di pesce o di uccello.

«Ora portate i bambini.»
 Uscirono in fretta dalla stanza e rientrarono dopo pochi minuti spingendo ciascuna una specie di scaffale su ruote i cui quattro ripiani di rete metallica erano carichi di bambini di otto mesi, tutti esattamente precisi (un Gruppo Bokanovsky, era chiaro) e tutti (poiché appartenevano alla casta Delta) vestiti di kaki.
 «Metteteli in terra.»
 I bambini furono scaricati.
 «Adesso voltateli in modo che possano vedere i fiori e i libri.»
 Appena voltati, i bambini tacquero immediatamente: poi cominciarono a strisciare verso quelle masse di colori brillanti, quelle forme così
 allegre e vivaci sulle pagine bianche. Mentre si avvicinavano, il sole
 uscì da un momentaneo eclissi dietro una nube. Le rose si infiammarono come per effetto d’una improvvisa passione interna; un’energia nuova e profonda parve diffondersi sulle brillanti pagine dei libri. Dalle
 file dei bambini striscianti uscivano piccoli gridi di eccitazione, gorgoglii e cinguettii di piacere.

Il Direttore si fregò le mani. «Benissimo!» disse. «Sembra quasi che 
sia stato fatto apposta.»
 I più veloci erano già giunti alla meta. Le manine si allungarono incerte, toccarono, afferrarono, sfogliando le rose transfigurate, sgualcendo le pagine illustrate dei libri. Il Direttore attese che
 tutti fossero allegramente occupati. Poi disse: «State bene attenti».
 E alzando la mano, diede il segnale. 
La Bambinaia in Capo, che stava in piedi vicino a un quadro di comando, abbassò una leva.
 Vi fu una violenta esplosione. Acuta, sempre più acuta, fischiò una sirena. I campanelli d’allarme squillarono disperatamente. 
I bambini sussultarono, urlarono; i loro visi erano alterati dal
 terrore.
 «E ora,» gridò il Direttore (poiché il rumore era assordante), «ora procediamo a rafforzare l’effetto della lezione mediante una leggera scossa elettrica.»
 Agitò di nuovo la mano e la Bambinaia in Capo abbassò una seconda leva. Di colpo i gridi dei bambini mutarono di tono. C’era qualcosa di disperato, di folle quasi, negli urli acuti e spasmodici che essi ora emettevano. I loro piccoli corpi si contraevano e si irrigidivano; le
 loro membra si agitavano a scatti come sotto l’azione di fili invisibili. 
«Noi possiamo far passare la corrente elettrica su tutta questa zona
 del pavimento» gridò il Direttore a guisa di spiegazione. «Ma basta ora»; e fece un cenno alla Bambinaia.

Le esplosioni cessarono, le suonerie si quietarono, l’urlo delle sirene scese di tono in tono sino a smorzarsi. I corpi, che si agitavano, e si irrigidivano, si distesero, e ciò che era stato singhiozzo e urlo di bambini impazziti si allargò di nuovo in urla normali di terrore ordinario. 
«Offrite loro ancora i fiori e i libri.»
  Le bambinaie obbedirono; ma, all’avvicinarsi delle rose, alla semplice vista di quelle immagini gaiamente colorate del micio, del chicchirichì, della pecora che fa bee bee, i bambini si tirarono indietro terrorizzati; l’intensità delle loro urla aumentò improvvisamente.

«Osservate» disse il Direttore trionfante, osservate.» 
I libri e il fracasso, i fiori e le scosse elettriche: già nella mente 
infantile queste coppie erano unite in modo compromettente; e dopo duecento ripetizioni della stessa o d’altre simili lezioni, sarebbero indissolubilmente fuse. Ciò che l’uomo ha unito, la natura è impotente 
a separare. 
«Essi cresceranno con ciò che gli psicologi usavano chiamare un odio ‘istintivo’ dei libri e dei fiori. I loro riflessi sono 
inalterabilmente condizionati. Staranno lontano dai libri e dalla botanica per tutta la vita.» Il Direttore si rivolse alle bambinaie: «Portateli via».”

Recensione Il mondo nuovo di Aldous Huxley

Cielo e acqua I (1938)
Maurits Cornelis Escher

 

D’accordo, ho mentito. La tortura c’è. Ma nulla di irrisolvibile, sia chiaro. Nel nuovo mondo tutto ha un perché. Tutto è stato studiato e messo a punto affinché regni il benessere, la pace e la stabilità mondiale. Ed è così, infatti. Il governo del nuovo mondo si prodiga per i suoi sudditi fin prima dalla loro nascita (che poi, non è proprio nascita):

– programmazione delle nascite

– coltivazione (selettiva) embrioni

–  nutrizione e condizionamento feti

– condizionamento infantile

– divisione in caste (programmate per accettare con gioia la propria appartenenza)

– la storia rivisitata

– completa abolizione della cultura, dell’arte e del concetto di bellezza

– sesso a volontà

– droga a volontà

Signore e signori, ecco a voi Il mondo nuovo.

 

I temi di “Il mondo nuovo” 

Anche se breve e di facile lettura, i temi affrontati ne “Il mondo nuovo”  sono molteplici e profondi.

  • la soppressione della libertà.

Resa ancor più perversa dall’apparente supposizione di essere liberi, la soppressione della libertà resta il cavallo di battaglia di qualsiasi governo totalitarista che si rispetti. Nel mondo di Huxley ciò avviene senza l’uso della forza, dunque i risultati sono migliori e molto più duraturi rispetto a un regime oppressivo. È molto più difficile pretendere qualcosa che non sai che ti manca rispetto a qualcosa che ti è stato tolto. Governatori: prendete nota!

È molto più semplice controllare qualcosa già predisposto al controllo.

  • controllo delle masse.

Appunto. Non si può pretendere un mondo decente senza controllarlo a dovere.

  • il condizionamento mentale.

La storia insegna che il controllo delle masse attraverso la paura e la forza offre risultati scadenti e di breve durata, al dispetto di un notevole impiego di forze e risorse. Molto meglio un tranquillo, pacifico condizionamento mentale.

  • l’industrializzazione e lo sviluppo tecnico-scientifico.

Le masse devono avere qualcosa con cui riempire il tempo. Facciamogli fare scrolling sui telefoni. Ah, no, scusate, questo era cent’anni dopo.

  • abolizione dell’individualismo.

Omologazione, pensiero collettivo, privazione dell’identità. Vi dice qualcosa?

  • rimozione della cultura.

La cultura, l’arte, la bellezza: tutte cose che stimolano il pensiero. Pensare è pericoloso. Pensare non serve.

  • il consumismo.

A cosa serve una massa ben educata e ubbidiente? A consumare compulsivamente cose di cui non ha assolutamente bisogno.

  • il potere.

Non si riduce, forse, tutto a questo?

Recensione Il mondo nuovo di Aldous Huxley

Vincolo d’unione (1956)
Maurits Cornelis Escher

 

Le critiche e la censura di “Il mondo nuovo” 

Come potete immaginare, il libro di Huxley ricevette sia critiche, che censura. Quello che può sembrare sorprendente è che alcune delle critiche siano state fatte da personaggi illustri e “illuminati” come Virginia Woolf, Thomas Stearns Eliot e nientemeno che George Orwell. Per quanto riguarda la censura, era assolutamente prevedibile: il nuovo mondo (l’America) è bigotto e chiuso come un’ostrica morta.

 

Riferimenti

Numerosi e più o meno criptici sono i riferimenti nell’opera di Huxley. Ne citerò alcuni, senza svelarvi però i collegamenti (non posso mica rovinarvi tutto il divertimento).

– la cintura malthusiana
– Ford
– le opere di Shakespeare (fra cui La Tempesta, Amleto, Romeo e Giulietta, Macbeth, Otello e Re Lear)
– il soma
– Mustafà Mond (in verità, ho trovato soltanto il collegamento con il cognome. La scelta del nome di origini arabe resta un’incognita, così com’è successo per i nomi arabi in Dune di Frank Herbert).

 

Conclusioni

La realtà è più sorprendente di qualsiasi libro. Perfino di “Il mondo nuovo”, di Aldous Huxley.

 

Annabelle Lee