• No products in the cart.
Marco Cecchini

Marco Cecchini

Sono nato a Roma nel 1950, in un’epoca in cui le persone si conoscevano meglio di quanto accade oggi e i rapporti erano immediati, genuini e sinceri. La mia famiglia era modesta, ma non ci mancava nulla di essenziale, soprattutto l’amore. Mio padre e mia madre erano molto cattolici, per cui io ho frequentato il liceo classico (che avventura negli anni 60!) presso un istituto di Salesiani. Naturalmente, per i tempi, per reazione agli insegnamenti ricevuti nonché per indole, che poi ho scoperto chiamarsi temperamento, dopo la maturità, ero politicamente, come diceva Fantozzi, “a sinistra del partito comunista cinese”. Quindi completamente immerso in una mentalità materialistica. L’università e la laurea in Giurisprudenza presso la Sapienza di Roma non hanno cambiato i miei orientamenti.

Ma il mondo spirituale, l’Intelligenza Cosmica come la chiama Aivanhov, aveva deciso diversamente, per mia fortuna, Così, la depressione, dopo la morte di mia madre, mi ha portato a conoscere uno psicologo psichiatra, che mi ha fatto conoscere i fiori di Bach ed è stato la persona con cui ho fatto il primo seminario sull’argomento. Nel frattempo, sul posto di lavoro, un collega, poi divenuto amico fraterno, mi parlava di un certo Rudolf Steiner di cui capivo poco, ammesso che ora ne capisca di più, ma che non mi annoiava. Poi le conferenze di Pietro Archiati, la lettura di alcuni suoi libri e la curiosità, sempre stimolata e coadiuvata dalle integrazioni del mio amico, mi hanno portato successivamente a frequentare i corsi e leggere i libri di Fausto Carotenuto.

Questo libro sui fiori di Bach nasce dalla richiesta di un’amica di scrivere qualcosa su questo tema e quel qualcosa è diventato piano piano, anche “grazie” alle restrizioni in tempo di pandemia, un libro, nel quale, per ciascuno dei 38 fiori, oltre a raccogliere l’opinione di noti floriterapeuti e la mia, ho aggiunto quel poco dell’insegnamento di Steiner che ho compreso e l’accostamento dei fiori ad ognuno del quattro temperamenti.

Nel libro vengono inoltre pedissequamente riportate le zone cutanee sul corpo umano dove operano i fiori, come elaborate nel sistema di Dietmar Kramer e Helmut Wild. Si tratta di una mappa del corpo in cui in ciascuna zona si è sperimentata l’efficacia curativa del fiore adatto alla zona medesima.

10 DOMANDE PER UN AUTORE

  • Cosa ci puoi dire di te e cosa no?

Beh, più ci penso e più non mi sembra che abbia cose di cui tacere, anche perché non riesco a mentire. La mia vita è trascorsa su binari abbastanza scontati: infanzia, studi, lavoro, ora pensione e hobbies. Ho avuto la fortuna di avere un padre che ha lavorato, come impiegato, in una casa editrice (S.E.I), quindi i libri sono sempre stati fedeli compagni di vita. Quando mio padre è andato in pensione e io lo accompagnavo nelle librerie dove lui doveva “propagandare” qualche libro per la stessa casa editrice per cui, con un diverso ruolo, continuava a lavorare, cercavo sempre di approfittare della situazione per prendere qualche testo. Un episodio importante della mia vita è stato, indubbiamente, quello della paraparesi spastica che mi ha colpito da ragazzo, improvvisamente e senza che se ne sia individuata la causa precisa, forse genetica, sicuramente karmica. Allora lo shock fu notevole e non avevo neanche l’aiuto dei fiori di Bach. Poi, col tempo, soprattutto con l’età, ho capito che, senza quell’episodio, un collerico impatiens come me non avrebbe avuto la possibilità di rallentare i ritmi e fare le esperienze che ho fatto.

  • Cosa scrivi e perché?

Scrivo, quasi mai solo per me, anzi: capita sempre che quando trovo qualcosa che nutre – come direbbe un mio amico terapeuta – la mia anima cerco di mettere giù qualche riga e scrivo perché lo sforzo di scrivere qualcosa che si vuol far conoscere agli altri aiuta anche me ad approfondire l’argomento. Da quando ho iniziato a leggere qualche testo di Steiner, tento, e spero di non creare disastri, di scrivere qualcosa che almeno richiami la visione del mondo spirituale che ne dà il dottore.

Sì, credo sia per questo.

  • Cosa manca nell’attuale panorama letterario e cosa c’è di troppo?

Non so se posso dare un giudizio sul panorama letterario attuale. A me sembra che spesso si sia interrotto il legame col patrimonio della nostra letteratura; manca il recupero, forse, dei valori etico morali, che espressero Manzoni, Pirandello, Eduardo…

Cosa c’è di troppo? La nostra società è essenzialmente materialistica, e anche la letteratura lo è di conseguenza. Ma, ripeto, è un analisi che, probabilmente non mi compete.

  • Come convinceresti il lettore a leggere di più? E quando si è letto abbastanza?

Convincere il lettore a leggere di più è impresa difficile che soprattutto spetta alla famiglia e alla scuola. Io inizierei a puntare sugli interessi delle singole persone. Anche un articolo o un testo sportivo, scritto da chi, oltre all’oggetto della cosa scritta, conosce la lingua italiana, può incentivare il gusto della lettura anche su altri argomenti e su altri autori.

Quando si è letto abbastanza? Fatta un attenta selezione di ciò che ci si accingere a leggere, direi che non si legge mai troppo.

  • Vivi di scrittura? O per la scrittura?

Non vivo di scrittura, ma è un ottimo modo per occupare il mio tempo.

  • Qual è il tuo ultimo progetto?

L’ultimo progetto che sta andando in porto è ” Piccola antologia dei fiori di Bach”.

  • Qual è il tuo prossimo progetto?

Ho quasi pudore a dichiarare il mio prossimo progetto. Dico che se avrò la possibilità di lasciare ai miei pronipoti qualcosa che li spinga a leggere e studiare Dante sarei già molto felice. Temo che la scuola in futuro non inserirà più nei suoi programmi lo studio delle opere dantesche (dove si parla di Amore con la A maiuscola e senza articolo, non un sentimento, ma un essere)  e se riuscissi a stimolare la loro curiosità( vediamo un po’ cosa ha scritto quello strano soggetto di mio zio), sarebbe già un successo.

  • Quali sono i pro e i contro della scrittura?

La “grafoterapia” è senza dubbio un aspetto positivo perché penso possa aiutare a conoscerci meglio e più della parola, in quanto ci consente di rivedere ed eventualmente correggere e rivalutare ciò che abbiamo scritto, sempre che si sia scritto veramente quello che siamo e che proviamo. Chiedo qui scusa a Platone, che diceva che i mali dell’anima si curano con le belle parole, ma non a caso lui ha “scritto” dialoghi. Il contro? Quando qualcuno ci picchia per quel che abbiamo scritto. Sono stato sin troppo serio fino ad ora, e una battuta per sollevare una risata mi è sembrata opportuna.

  • Dove andresti e cosa porteresti con te?

Andrei ovunque ci sia un po’ di pace, nella natura o al mare, ma comunque lontano dal caos della città. Porterei con me libri di Steiner, ma anche 3 tragedie greche (Antigone, Prometeo incatenato e Medea) e una commedia di Aristofane, che devo ancora scegliere.

  • Perché resti?

Resto – ma quando posso esco dalla città – per gli affetti, le amicizie e perché se poi sono nato a Roma, una città bellissima, ma dove non è facile vivere, ci sarà una ragione.

Segui l'autore