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Loredana Conti

Note biografiche

Romana, classe 1961, imprenditrice per destino e scrittrice per libero arbitrio, si ritaglia fin da bambina il suo spazio di libertà nella lettura. Una mattina, infatti, ben prima di iniziare la prima elementare, legge il titolo del giornale che sta sfogliando suo padre: un po’ di sconcerto e anche un po’ di mistero: come abbia imparato non è dato saperlo. Oggi, amerebbe ravvisare nel proprio stile l’influenza di uno tra i suoi tanti miti letterari, ma l’egocentrismo e l’onnivorismo letterario che l’accompagnano da sempre l’hanno tenuta lontana da influenze pur prestigiose.

Guarda con indulgenza il prossimo (e sé stessa…), per questo descrive con comprensione le umane debolezze, e opera per regalare ai suoi lettori ore di bellezza, di sentimenti profondi e di crescita interiore. I suoi personaggi sono positivi, emulabili, belli, forti, pur presentando le fragilità che rendono l’essere umano perfettibile e per questo in costante evoluzione. Preferisce descrivere gli aspetti meno paranoici dell’anima, meno tortuosi e infelici, meno incomprensibili, perché amando le persone, ama che stiano bene e che non si soffermino, anche nelle ore dedicate a sé stessi, sulla bruttezza della realtà, di quella che un certo atteggiamento mediatico tende a spingere. Con obiettivi, lei sostiene, di orwelliana memoria.

Studia con passione da molti anni Rudolf Steiner e Omraam Mikhael Aivanhov, che rappresentano una bussola importante per orientarsi tra i grandi interrogativi che la quotidianità le presenta, e del secondo l’ha confortata nella scelta del suo percorso artistico questo pensiero: “Col pretesto che occorre conservare il senso della realtà, gli esseri umani hanno la tendenza a rifuggire dal mondo della bellezza, dell’immaginazione poetica. E questa tendenza conquista anche gli artisti: pittori, poeti, registi cinematografici e drammaturghi si impegnano a presentare nelle loro opere la realtà più prosaica, e non solo prosaica, ma a volte anche volgare, ripugnante. Come se non conoscessimo a sufficienza questi aspetti della realtà! Perché bisogna ancora ricopiarli, riprodurli ed esporli ovunque nelle proprie opere? Per il loro equilibrio e il loro progresso, è infinitamente preferibile che gli esseri umani abbiano accesso al mondo dell’armonia, della poesia, del meraviglioso, e che si sforzino di vivere lì il più spesso e il più a lungo possibile!“

10 DOMANDE PER UN AUTORE

Cosa ci puoi dire di te e cosa no?
Chiedo a qualcuno e poi vi dico. Le solite cose che in genere non si dicono.

Cosa scrivi e perché?
Scrivo romanzi romantici, con qualche incursione gialla, con piccole — ma non sempre — pillole esoteriche. Sono migliori, quest’ultime, di un qualsiasi ansiolitico.
Scrivo perché credo di avere qualcosa da dire, a parte le trame. Sono fiduciosa di aver maturato un’esperienza esistenziale che mi rassicura sulla qualità dei contenuti che trasmetto.

Cosa manca nell’ attuale panorama letterario e cosa c’è di troppo ?
La progettualità futura. Non si parla, o almeno non abbastanza, di evoluzione individuale all’interno di uno sviluppo sociale equilibrato. Cioè, dell’io che diventa Io. Soprattutto da parte delle donne, visto quanto vanno di moda i dark romance.
Non saprei. Forse troppa attenzione ad argomenti improduttivi, evolutivamente parlando.

Come convinceresti il lettore a leggere di più? E quando si è letto abbastanza?
Sono del parere che i libri arrivino a chi li vuole leggere. Inutile spingere una montagna, inutile spingere un treno in corsa.
Dipende da cosa si intende per abbastanza: se a esempio si vuole imparare a memoria il codice civile, sarà sufficiente fermarsi all’ultimo comma dell’ultimo codice. Se abbastanza è per il nostro arricchimento personale, allora mai. Forse quando saremo diventati angeli.

Vivi di scrittura? O per la scrittura?
No. Ma mi sento di aggiungere “non ancora”. No, vivo più per la lettura. Scrivo anche per leggere. In effetti spero sempre che uno gnomo mi faccia trovare al
mattino pagine aggiunte al mio romanzo in corso d’opera, e non per pigrizia, ma per leggere il mio romanzo più in fretta.

Qual è il tuo ultimo progetto?
Una raccolta di poesie. La poesia… e chi l’avrebbe detto! Mentre si compongono versi sembra che qualcuno spalanchi una finestra davanti al mare.

Qual è il tuo prossimo progetto?
Diversi: un fantasy gnostico, un romantico contemporaneo e un romantico ambientato in Inghilterra all’inizio del XIX secolo.

Quali sono i pro e i contro della scrittura?
I pro: tutto.
Contro? Perché contro?

Dove andresti e cosa porteresti con te?
In riva al lago di Bolsena, con il mio computer, la saponetta wireless, i miei cani, mio marito, mia madre e una bottiglia di Amarone Quintarelli (no. Questa la comprerei dopo, e soprattutto dopo aver venduto una milionata di libri).
In alternativa su una casa galleggiante a Bristol. Stessi bagagli. Per il vino sarebbe un po’ più complicato, certo.

Perché resti?
E chi l’ha detto?