
Le famose sconosciute: Gertrude Bell
Se avete già sentito parlare di Lawrence d’Arabia magari vi giunge conosciuto il nome di Gertrude Bell, interessantissima figura femminile che ha partecipato a molte delle spedizioni di Thomas Edward Lawrence, influenzando in modo decisivo le sorti dell’attuale Iraq. A me, no.
Nata nel 1868 in una benestante famiglia britannica, Bell dimostrò da subito di voler correre veloce: a soli 16 anni infatti fu ammessa a Oxford dove si laureò in soli due anni – fu la prima donna a laurearsi in Storia moderna –, contestando le tesi dei suoi docenti durante l’esame.

Gertrude Bell
Photo@TheSun
Molto sicura di sé, si sentiva perfettamente a proprio agio in ambienti prevalentemente maschili, certa di poter competere con chiunque di loro. La sua sicurezza e alterigia non la rendevano particolarmente simpatica: considerata snob e dall’ego smisurato, aveva pochi estimatori, cosa che preoccupava i suoi genitori. Così, questi decisero di farle cambiare aria, mandandola in una piccola vacanza a Bucarest, in Romania.
Come ci si poteva aspettare da un carattere del genere, Gertrude si fece sì incantare, ma invece di trovare marito, cadde vittima del fascino dell’Oriente. Allungò il suo giro visitando Istanbul e Teheran, studiò il persiano e, a fine Ottocento, si trasferì a Gerusalemme. Prossimo obiettivo: imparare l’arabo e dedicarsi al suo vero amore: il deserto.
Indossando la kefiah e cavalcando come un uomo, Gertrude viaggiò in lungo e in largo, facendosi conoscere e rispettare da moltissimi capi tribù. Per più di dieci anni andò alla scoperta di posti impensabili non solo a una donna, ma persino a un occidentale: fu infatti il primo europeo ad addentrarsi negli altipiani desertici dell’Arabia Saudita. Andò a Damasco, Babilonia e Ur, portandosi sempre dietro la macchina fotografica, scattò migliaia di fotografie, tracciò le mappe dei posti che visitava e riempì taccuini di informazioni, tutto materiale che avrebbe usato poi nei suoi svariati libri sul Middle East.

Gertrude Bell nel deserto
Photo@TheNewyorker
Viaggiava come una ricca e avventurosa inglese, non rinunciando mai alle porcellane, agli abiti di fattura francese e a una certa aura di indomita stravaganza. Essendo oramai conosciuta da varie tribù, era consuetudine essere invitata per il tè o a cena dai capi arabi con cui conversava e scambiava notizie amabilmente.
Notizie che, invariabilmente, inviava a uno dei suoi amici, Valentine Chirol, giornalista del Times e informatore del governo britannico. Con la guerra alle porte, Gertrude diventò dunque un elemento fondamentale nel decidere le strategie da adottare nel reinventare le colonie tanto care all’impero di Sua Maestà. Anche se contrastata dai comandanti britannici che mal tolleravano la sua figura – per una strana ironia, Gertrude Bell fu molto più apprezzata nonché rispettata dal mondo maschile arabo che dai suoi stessi connazionali –, la perfetta padronanza dell’arabo e del persiano, le competenze territoriali e la profonda conoscenza di tutte le frazioni politiche e religiose che serpeggiavano nel mondo orientale fecero in modo che Gertrude fosse indispensabile nel gestire la difficile situazione geopolitica.
Quella donna “col cervello da uomo” disegnò le indispensabili mappe che guidarono appunto Lawrence nella rivolta araba, partecipò attivamente alla reinvenzione della Mesopotamia, aiutò le autorità coloniali a installare l’emiro Faisal I a governare su un territorio disegnato al tavolino, si spese completamente nel sostenere i diplomatici e i capi locali nella creazione di un’infrastruttura governativa stabile, fu l’unica donna presente alla Conferenza del Cairo nel 1921 dove si tracciarono i confini dell’attuale Iraq, uno stato che prima non esisteva.

Gertrude Bell con i politici dell’epoca
Photo@opendemocracy.net
Dopo l’ascesa di re Faisal e con la temporanea stabilità politica, Gertrude restò a Bagdad dove lavorò a fondare e costruire un museo archeologico. Fu sempre lei che, per la prima volta, propose l’idea di valorizzare i reperti antichi sul posto, senza più trasportarli e disperderli in giro per l’Europa. Il risultato fu il National Museum of Iraq, dove è custodita una delle più grandi collezioni di arte mesopotamica. Nel 2003 il museo fu pesantemente danneggiato in seguito all’invasione americana.
Tuttavia, gestire un museo di antichità limitava gli orizzonti incredibilmente avventurosi di Gertrude Bell e la consapevolezza che nessun governo le avrebbe offerto un incarico pari a quello di un uomo spinsero verso la depressione questa fantastica donna che, nel 1926, prese una dose fatale di sonniferi. Fu seppellita nel British Cemetery di Bagdad, cuore di quel territorio che per lei rappresentò l’unico, grandissimo amore.
Uno nota a margine: nonostante le sue grandi capacità e la sua apertura mentale – o forse proprio per quello – Bell fu una strenua oppositrice della lotta femminile per la libertà di voto che imperversava all’epoca. Sosteneva che la maggioranza delle sue connazionali mancavano della conoscenza e l’educazione necessaria alla costruzione di una solida realtà politica. Col senno di poi potrei dire: come se gli uomini…