Emily Dickinson: toglietemi tutto ma non la poesia
Una delle più famose poetesse americane visse da reclusa per più di trent’anni. Emily Dickinson, che scrisse centinaia e centinaia di poesie decise, senza una precisa ragione (sicuramente il motivo c’è stato, ma nessuno lo ha ancora capito), di segregarsi nella casa dei genitori in una stanza dall’età dei 23 anni fino ai 55, data in cui morì per una malattia nervosa.
Poesie d’amore intense
Sorprendente che una donna con una tale forza di scrittura e con tale passione nelle sue poesie abbia, probabilmente, vissuto solo amori platonici. Nata nel 1830 nel Massachusetts, fin da giovanissima aveva un comportamento fiero e indipendente. Si dice che quando Emily Dickinson decise di chiudersi nella sua stanza, non ne uscì mai più. Nemmeno per andare al funerale dei suoi genitori. Viene davvero da chiedersi in che modo la poetessa abbia potuto innamorarsi per scrivere le sue meravigliose opere. Dato che Emily aveva una fitta corrispondenza epistolare con tantissime persone, verrebbe quasi da dire, sperando di non scioccare i puristi, che fu la precorritrice di tante storie virtuali dei nostri giorni così social tra Facebook e Whatsapp. Sì, perché si innamorò di un pastore protestante sposato a cui scrisse lettere fino a che il pastore morì. L’amore fu solo platonico, ma lei soffrì per la morte del suo amore. Come pure, platonicamente, si innamorò di un altro uomo sposato, l’anziano giudice Lord a cui dedicò lettere e poesie talmente intense da sembrare quelle di un amore vissuto.
Notti selvagge- notti selvagge!
Fossi con te le notti selvagge sarebbero
La nostra lussuria!
Inutili- i venti-
Per un cuore che è già in porto-
Basta con la bussola-
Basta con la mappa!
Remare nell’Eden-
Ah, il mare!
Potessi questa notte
Ancorarmi in te!
Secondo Emily Dickinson con la fantasia si poteva avere tutto e la solitudine era un portale verso la felicità.
Lettere d’amore, lettere di svago e di amicizia
Inspiegabile che una giovane donna decida di punto in bianco di ritirarsi in una stanza senza avere problemi di natura fisica. In realtà pensando che per la poetessa con la fantasia si potesse ottenere tutto, è facile pensare che fosse una donna appagata. Appassionata e intelligente, oltre alle straordinarie poesie, scrisse lettere d’amore incredibilmente sensuali.
“Elemosinare una lettera quando già è stata scritta, è abbastanza un fallimento, ma mendicarla quando ancora non lo è, e il caro Donatore sta bighellonando, incurante del suo valore, questo sì è un fallimento. Caro – per rendere triste una splendida settimana, prima così gaia, hai una valida autorizzazione? Inoltre, la mia impertinenza, un’impertinenza del tutto innocente, può forse condannarti? Certo non il mio Cuore innamorato. Ora mio Sofista beato, tu che puoi rendere il «No! «Sì!» – non scordare che te l’avevo detto, […] Forse, dimmi un po’, sei un peccatore? Anche se del potere di rendere divina la Perdizione, chi può punirti?”
Le sue epistole, in ogni caso, erano rivolte anche ad amiche a lei molto care. Emily era una donna che sapeva darsi totalmente, anche se solo virtualmente. Chi non ricorda il piacere di scrivere e ricevere le lettere cartacee? Una felicità scorrere le parole dell’amico o amante che, indubbiamente, una mail o un messaggio privato non potrà mai eguagliare. Emily fu certamente una donna complessa, ma con le idee chiarissime. Voleva scrivere poesie e così fece. In vita solo 7 delle sue poesie furono pubblicate. Tutte le altre, ben più di 1700 furono pubblicate dopo la sua morte nel 1886.
Roberta Jannetti