
Come Disney ha edulcorato le favole rovinando le fanciulle
Ma che belli i lieto fine! Belle le favole della Disney che vanno ben oltre “e vissero tutti felici e contenti”: i finali nei film disneyani sono un’esplosione di gioia, allegria, amore, dolcezza. Così, le povere ragazze cresciute a “pane e Disney” sono in attesa di un meraviglioso principe azzurro che le salvi da non si sa bene cosa. Un perfetto principe, un meraviglioso castello, uccellini canterini!
Le vere favole non hanno l’Happy Ending
Non tutte le favole “vere”, nel senso non quelle dei film Disney, hanno un finale allegro e felice, come si legge anche nell’articolo: “Le vere favole dietro i classici Disney: tutto quello che i film non dicono”. Anzi, la maggior parte delle favole finiscono proprio male. A volte in maniera più dolce, a volte in maniera decisamente violenta.
Prendiamo le favole tradizionali. Quelle dei fratelli Grimm, tratte dai racconti popolari, rielaborate anche da Perrault: Cenerentola, La bella addormentata nel Bosco, La Bella e la Bestia, Biancaneve, Raperonzolo.
Cenerentola: Pare che questa favola arrivi addirittura dalla Cina, dove gli uomini vanno pazzi per i piedini. Nel film Disney, Cenerentola perdona la matrigna cattiva e le perfide sorellastre, si sposa con il suo bellissimo Principe “e vissero tutti felici e contenti”. A fare cosa? Balli, feste, cavalcate? Va beh, non interessa. La realtà è che in alcune versioni questa favola termina con l’uccisione della matrigna da parte di Cenerentola stessa. Le sorellastre per far vedere che le scarpette di vetro entrano anche a loro, si tagliano addirittura i piedi. Molto sangue, molto horror e splatter. Meglio Disney.
La bella addormentata nel bosco: La dolce Aurora che, a causa di un maleficio, al compimento del sedicesimo anno cade in un sonno profondo e quasi letale. Solo il bacio del vero amore di un principe la salverà da questa terribile sventura. Questo nel film Disney. Perché il nome della bella addormentata nei libri Grimm è Rosaspina, nei racconti popolari Talia, Perrault la chiama “principessa” dando il nome Aurore alla figlia. Il principe azzurro sarà quella che la sveglierà con uno stupro (sic!): almeno nelle versioni popolari. Altro che bacio!
Biancaneve: Bianca come la neve, con labbra vermiglie, nemmeno Biancaneve viene risvegliata dal principe. Nella versione classica, dopo che la cattiva strega le fa mangiare la mela, Biancaneve viene chiusa in una bara. La bara si rivolta e lei, risputando la mela, si risveglia: la matrigna strega (di nuovo il tema della strega matrigna, ma ne parleremo un’altra volta) sarà costretta a indossare delle scarpe incandescenti e a ballare per sempre. I teneri nomi dei nanetti e il principe che sveglia la principessa col bacio del vero amore sono un’invenzione: ebbene sì, sempre lui, del film disneyano! Non scordiamo che nella favola Biancaneve è poco più che una bambina.
La Bella e la Bestia: Scordiamoci anche qui la Bella canterina che legge e sogna. Bella vanta anche lei numerose rielaborazioni, tra cui quella famosa di Perrault. Addirittura, qualcuno nella storia di Bella e la Bestia vede somiglianze con una storia di una fiaba di Apuleio, celebre scrittore latino autore de “Le metamorfosi”. Nella versione di Beaumont, Bella ha due sorelle molto invidiose e prepotenti che diventeranno statue dopo lo scioglimento della maledizione della Bestia che diventerà un bellissimo principe. Potremmo dire che quella di Bella e la Bestia, forse, è la più simile ai film di Disney.
Raperonzolo (o Rapunzel): nella versione dei fratelli Grimm c’è una torre, una strega, una principessa dai lunghissimi e bellissimi capelli biondi e anche un principe e, udite udite, addirittura abbiamo un lieto fine! Ma quanta sofferenza prima di giungere a un finale allegro! Infatti, il principe innamorato della principessa della torre grazie al suo canto, decide di salvarla. Ma la strega cattiva taglia i capelli, biondissimi e bellissimi (e già questo è sadismo puro) alla fanciulla e l’abbandona in un deserto. Il principe viene scaraventato dalla torre dalla strega malefica e diventerà cieco a causa di rovi che gli colpiscono gli occhi. Solo le lacrime della dolce Raperonzolo (che era stata aiutata a uscire dal deserto) riusciranno a ridargli la vista.
Altre storie rielaborate in maniera zuccherosa dai film Disney
Le altre storie Disney, tratte dalle favole di Hans Christian Andersen con “La Sirenetta”, dalle “Mille e una notte” con il racconto di “Aladino e la Lampada magica” hanno anch’esse nei film della Disney un finale che nulla ha a che vedere con i tragici epiloghi dei racconti originali. La povera sirenetta non vivrà felice e contenta con il suo principe umano e le sue gambe: lei, avendo perduto la voce, non potrà mai spiegare al principe di avergli salvato la vita. Si getterà nel mare e diventerà spuma.
Aladdin di Disney è un ragazzotto simpatico che trova una lampada, si innamora di una principessa ricambiato e se ne vanno in giro su un tappeto volante, riuscendo a sposarsi dopo mille peripezie. Qui, più o meno ci siamo: solo che Aladino riesce a sposarsi grazie al genio della Lampada, decapitando un negromante e uccidendone un altro!
Non dimentichiamoci nemmeno di “Nôtre Dame de Paris”, bellissimo romanzo di Victor Hugo, trasformato dai film di Walt Disney in un allegrissimo “Il gobbo di Nôtre dame” che nulla, ma proprio nulla ha a che fare con il romanzo di Hugo (anzi, una sola cosa è stranamente vera: la capretta di Esmeralda! Ancora più adorabile nel romanzo che nel cartone animato)! Il povero e sofferente Quasimodo non sarà mai visto dalla bella Esmeralda, la quale, considerata strega e bramata dal perfido monsignor Frollo, sarà impiccata e morirà insieme alla mamma da poco ritrovata. Frollo morirà spinto proprio dal gobbo Quasimodo dalla torre di Nôtre Dame! In ogni caso, dolcissima e tristissima la fine del romanzo di Hugo (tratta da Wikipedia):
“[…] si trovarono fra tutte quelle carcasse orrende due scheletri di cui uno teneva l’altro stranamente abbracciato. Uno dei due scheletri, che era di donna, aveva ancora qualche brandello di veste di una stoffa che era stata bianca, e gli si vedeva intorno al collo una collanina di semi di azedarach con un sacchettino di seta, ornato di pietre verdi, aperto e vuoto. Quegli oggetti erano di così scarso valore che il boia probabilmente non aveva saputo che farsene. L’altro, che teneva il primo strettamente abbracciato, era uno scheletro d’uomo. Si notò che aveva la colonna vertebrale deviata, la testa incassata tra le scapole, e una gamba più corta dell’altra. Non presentava d’altronde alcuna frattura vertebrale alla nuca, ed era evidente che non era stato impiccato. L’uomo al quale era appartenuto quello scheletro era dunque venuto in quel luogo, e lì era morto. Quando si volle staccarlo dallo scheletro che stringeva, andò in polvere.”
Meglio salvarsi da sole che con i principi azzurri
Per concludere, una considerazione: se Disney non ci avesse fatto vedere tutti questi finali così allegri con principi azzurri che salvano povere donzelle da morte o da torri o da matrigne cattive, finendo sempre a tarallucci e vino, con matrimoni sontuosi e basta, non saremmo cresciute donne più consapevoli e meno romantiche fin dalla più tenera età? Crescendo con l’idea di diventare donne forti e in gamba senza l’aiuto di un principe.
Roberta Jannetti