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Sherlock Holmes: il personaggio perfetto

Ci sono alcuni personaggi della letteratura che sono talmente famosi da essere conosciuti anche da chi non ha avuto modo di incontrarli direttamente (attraverso le opere di cui sono protagonisti). Di sicuro Sherlock Holmes è uno di questi.

Creato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle – che, nato in Scozia da padre inglese e madre irlandese, si laurea in medicina e chirurgia ed è il vero genio in questa storia –, Sherlock Holmes rappresenta una di quelle figure della letteratura che splendono di luce propria (anche se splendente non è esattamente l’aggettivo adatto per descrivere Sherlock). Insomma, Sherlock Holmes incarna uno di quelli che io chiamo “il personaggio perfetto”.

 

Sherlock Holmes: le origini

La storia è ben nota ai più: per creare il personaggio di Sherlock Holmes sembra che Doyle si sia ispirato a un dottore realmente esistito, Joseph Bell, che, pur non avendo niente a che fare con le indagini criminali, era un vero fenomeno nell’elaborare diagnosi esatte soltanto guardando con attenzione i pazienti del suo ambulatorio. Le capacità deduttive e la logica applicata dal dottore devono aver spinto Conan Doyle a investire il suo detective di questi “poteri”, poi diventate il suo segno distintivo.

La figura di Sherlock Holmes si sarebbe delineata nel corso degli anni ma, in fondo, con poche vere informazioni, cosa che avrebbe reso il detective ancor più affascinante.

Sherlock Holmes era chiaramente un tipo destinato al successo e infatti così fu. Soltanto il suo ideatore avrebbe amato poco il crescente successo del suo personaggio che sarebbe diventato più famoso di lui. Ma Sherlock Holmes non sarebbe potuto esistere senza Conan Arthur Doyle, un uomo dalle molteplici capacità che, oltre a essere considerato un padre fondatore del genere poliziesco, ha prodotto una quantità di validissime opere letterarie di tutt’altro genere (fantascientifico, avventura, saggi) e, soprattutto, si è distinto per valorosi interventi di vario genere a beneficio dell’umanità (per approfondire un breve articolo qui o la sua scheda Wikipedia).

Sherlock Holmes: miti e verità

All’epoca in cui escono i romanzi che hanno Sherlock Holmes come protagonista, alcune riviste pubblicano le avventure del detective in episodi a puntate, spesso accompagnate da immagini illustrate. Queste, insieme ad alcuni sceneggiati molto popolari usciti in seguito, hanno alterato leggermente la figura di Sherlock Holmes nell’immaginario comune. Vediamo alcune delle sue caratteristiche vere o false e alcune curiosità:

  • il famoso cappello: segno distintivo del detective, è semplicemente FALSO. Inventato dal disegnatore Sidney Paget che ritrae Holmes con questo particolare cappello da caccia, è rimasto impresso nella memoria comune come parte dell’immagine di Sherlock Holmes. Ma la maggior parte delle avventure del detective si svolgono in città (Holmes adora Londra che vede come un formicaio brulicante di criminali), quindi lui non avrebbe mai usato un cappello del genere, così fuori luogo in una metropoli. Inoltre, Holmes è un esperto di travestimenti e, invariabilmente, il suo abbigliamento serviva i suoi intenti.
  • la pipa. Anche in questo caso, si tratta di un FALSA caratteristica o, quanto meno, distorta. Sherlock Holmes fuma sì la pipa, così come fuma anche sigarette e sigari ed è un esperto di tabacco. Dal testo non si evince però nessuna sua predilezione in merito, anzi: oltre alle sigarette, il detective usa tre pipe diverse per fumare, ma nessuna del tipo a cui viene associato (qui potete trovare alcuni esempi).
  • misogino e misantropo. In entrambi i casi si può asserire che siano caratteristiche VERE del personaggio. Sherlock Holmes vive solo per il suo lavoro e per le sue passioni. Tutto quello che implica sentimenti ed emozioni è bandito dalla sua vita e, escludendo la sua amicizia con Watson, possiamo definire Sherlock un eremita.

“…l’amore è un’emozione, e tutto ciò che è emozione contrasta con la fredda logica che io pongo al di sopra di tutto.”

  • Elementare, Watson! Famosissima frase usata tutt’ora per indicare un’ovvietà, è FALSA. Pur avendola usata in un paio di situazioni, Sherlock non la riferisce a Watson, ma la utilizza soltanto in contesti spiegativi.

Per ultime, in paio di curiosità:

  • il famoso indirizzo del 221B di Baker Street dove Holmes risiede è addirittura inesistente all’epoca in cui Conan Doyle scrive le avventure del detective.
  • sempre nelle illustrazioni dell’epoca e, in seguito, nei vari sceneggiati, Sherlock Holmes è impersonato da figure che hanno tratti simili a quelli descritti nei libri (naso aguzzo, occhi penetranti, molto magro e alto, ecc), ma non anche l’età! Infatti, in quasi tutti i film in cui appare il personaggio di Sherlock Holmes (e ce ne sono stati moltissimi) viene rappresentato più anziano di quel che è. All’inizio della carriera Sherlock Holmes aveva a malapena 35 anni (d’accordo, era quasi vecchio per quei tempi) e finisce gloriosamente le sue avventure intorno ai 60.

Sherlock Holmes: il personaggio perfetto

Se finora abbiamo elencato luoghi comuni e ovvietà sul personaggio (dovuti alla sua immensa popolarità), ora vorrei concentrarmi sulle qualità letterarie del personaggio, sulla sua indole profonda e meno conosciuta.

Come abbiamo visto, l’essere scorbutico e poco incline ai rapporti umani ha reso Sherlock Holmes ancora più interessante agli occhi del grande pubblico, eppure questo suo tratto caratteriale cela dell’altro. Andando oltre le sue stupefacenti doti analitiche e guardando attraverso la fredda corazza mostrata dal flemmatico detective, l’attento lettore non può farsi sfuggire la purissima bellezza d’animo ermeticamente racchiusa in Sherlock Holmes.

Ho provato a tratteggiare alcuni dei suoi tratti poco visibili a una prima lettura, ma che rappresentano la sua vera essenza di personaggio perfetto:

la modestia. A differenza del suo altrettanto famoso collega, Monsieur Hercules Poirot, Holmes non si vanta mai delle sue capacità, anzi: le sminuisce sempre, assicurando all’amico Watson che appena costui avrebbe capito il processo logico che sta dietro alle sue incredibili deduzioni esse avrebbero immediatamente cessato di sembrare tali, fino ad apparire semplici o, appunto, elementari. È sempre pronto infatti a spiegare i suoi metodi all’amico, pur prendendolo bonariamente in giro per la sua poca attenzione ai dettagli.

Sherlock Holmes non ama i riflettori, non si prende mai il merito per i casi così brillantemente risolti (lasciando tutta la gloria all’ispettore Lestrade – anche se capita che lo apostrofi come “cretino”), resta sempre nell’ombra e, pur sapendo di essere un genio, non è mai vanaglorioso.

il senso della giustizia. Non vi è fibra nel nostro detective che non frema per la giustizia. Dedica la sua intera vita nel perseguire i suoi ideali, infatti capita sovente di accanirsi su certi misteri non per dimostrare di essere in grado di risolverli, ma perché giustizia sia fatta.

Sherlock Holmes va anche oltre. In più di un caso lo svolgersi degli eventi spinge il detective a mostrare il suo spiccato senso etico, decidendo di “affidare la giustizia a un giudice posto più in alto rispetto a quelli sulla terra”, oppure si prodiga nel redimere criminali pentiti.

la curiosità. Pur consapevole delle sue straordinarie doti, Holmes non smette mai di imparare. Studia di continuo, fa spesso esperimenti chimici annotando scrupolosamente i risultati, si allena tirando di boxe e suonando il violino, esercita costantemente le sue capacità anche su semplici elementi casuali come una lettera appena arrivata, un passante scorso dalla finestra di Baker Street, un cappello dimenticato. In sostanza: non si adagia sugli allori.

l’amore per i deboli. Anche se in totale contrasto con l’etichetta di misogino e misantropo affibbiatagli sopra, in più di un episodio si scorge in Holmes una profonda umanità che manca a tanti altri che professano di amare il loro prossimo. Lavora gratis se chi glielo chiede naviga in cattive acque, si prodiga per impedire un suicidio (grazie anche alla presentissima vena di spiritualità da cui è costantemente avvolto), accetta casi “non all’altezza” semplicemente perché nessun altro avrebbe aiutato la vittima.

l’amicizia. Uno dei temi ricorrenti nei libri con Sherlock Holmes è l’amicizia (vedi anche L’amicizia nella letteratura). Nonostante la sua nomina di burbero, brusco e altero, Sherlock Holmes incarna l’amico perfetto. Leale, sempre presente al bisogno, non spreca parole per dimostrare i suoi sentimenti, ha a cuore la felicità di Watson e si comporta sempre (a modo suo) impeccabilmente. Non tradisce mai le aspettative, non delude mai la sua amicizia. Tranne quando si dà per morto, ma lo fa per ragioni di forza maggiore.

Da sinistra: Martin Freeman e Benedict Cumberbatch nei panni di Dottor Watson e, rispettivamente, Sherlock Holmes nella serie televisiva prodotta dalla BBC dal 2010, Sherlock.

il coraggio. Sherlock Holmes ha il coraggio del leone, non si tira mai indietro in caso di pericolo e lo affronta sempre a testa alta. Temprato fisicamente, tira di scherma, ha una perfetta mira, conosce le arti marziali. Allo stesso tempo milita la non-violenza, per quanto possibile evita di usare la forza, preferendo la persuasione mentale e il confronto verbale nel risolvere i conflitti – altro segno di superiorità morale.

Per concludere

La lista potrebbe continuare ma, se mai aveste voglia, potreste scoprire da soli tutto quello Sherlock Holmes nasconde dietro alla sua fenomenale capacità di risolvere crimini.

Certo, qualcuno potrebbe fare anche un elenco dei suoi difetti che sarebbero, tuttavia, soltanto apparenti. Non per niente il suo personaggio è resistito attraverso il tempo senza mai perdere di fascino. Infatti Sherlock Holmes è apparso in quattro romanzi e 56 racconti, ma può vantare anche moltissime opere apocrife così come una miriade di interpretazioni cinematografiche e televisive (una su tutte: Sherlock Holmes – regia di Guy Ritchie, 2009. La trama è lontana dalle opere di Sir Conan Doyle e Robert Downey Jr. è davvero troppo basso nei panni di Holmes, ma effetti speciali e fotografia valgono la pena).

Robert Downey Jr. e Jude Law impersonano Sherlock Holmes e Dottor Watson nel film diretto da Guy Ritchie nel 2009, Sherlock Holmes

Le qualità e la complessità del personaggio Sherlock Holmes fanno di lui (insieme all’Amleto) il mio personaggio maschile preferito della letteratura. Voi ne avete uno?

 

Annabelle Lee