• No products in the cart.

La guerra dei mondi – riassunto

Per continuare il filone dei mondi, dopo la lettura di Il mondo nuovo di Aldous Huxley ho proseguito con La guerra dei mondi di Herbert G. Wells.

 

La guerra dei mondi: riassunto e trama

Pubblicato nel 1897, il romanzo La guerra dei mondi di Herbert G. Wells era stato pubblicato inizialmente a puntate in un giornale londinese dell’epoca. Considerato come uno dei primi romanzi di fantascienza della letteratura, il libro è sorprendentemente semplice sia come trama che come stile letterario. La differenza è fatta dall’originalità dell’idea – che ai nostri occhi potrebbe sembrare obsoleta, ma alla fine del diciannovesimo secolo, cioè soltanto 130 anni fa, originale lo era, eccome!

La storia si svolge esattamente ai tempi dell’autore, ed esattamente nei suoi ambienti abituali: le campagne intorno a Londra e Londra stessa. L’ambientazione è la prima chiave che proietta immediatamente il lettore nella storia.

Lo stile di La guerra dei mondi

La scrittura di Wells in questo romanzo è asciutta e senza fronzoli, oserei dire “semplice”, ritornando alla premessa di semplicità di cui parlavamo. L’immediatezza dello stile è vincente, in quanto si presta a essere letta da chiunque sappia leggere. Lo svolgimento cronologico degli eventi, il racconto in prima persona, l’assoluta mancanza di virtuosismi letterari, le descrizioni ambientali ai puri fini della storia e la stessa brevità del romanzo rendono La guerra dei mondi un libro di facilissima lettura.

La trama

Come in un racconto “vero”, il narratore sembra quasi essere l’autore stesso: egli è uno scrittore di discreta fama e tutti gli eventi sono da lui raccontati in maniera immediata. Invitato dal suo amico astronomo a osservare il cielo in un vicino osservatorio, ha modo di notare alcuni strani movimenti nel cielo notturno, movimenti che, come scoprirà in seguito, sono le prime avvisaglie del tentativo dei marziani di conquistare la Terra. Costretti infatti da un irreversibile raffreddamento del loro pianeta, gli abitanti di Marte devono cercare un altro posto in cui vivere e la scelta cade sul pianeta Terra. Decidono così di colonizzare il nostro pianeta, inviando in avanscoperta diverse capsule volanti con il compito di spianare la strada.

“Prima di giudicarli con eccessiva durezza, dobbiamo ricordare quale spietata e completa distruzione ha realizzato la nostra specie, non solamente di animali – come il bisonte e il dodo scomparsi –, ma anche delle stesse razze umani inferiori. I tasmaniani, nonostante le loro sembianze umane, furono completamente annientati in una guerra di sterminio sostenuta dagli immigrati europei per ben cinquant’anni. Siamo, dunque, apostoli di misericordia tali da lamentarci se i marziani combatterono con lo stesso spirito?”

Nonostante la capsule marziani si schiantino fragorosamente nelle campagne poco fuori Londra, né la loro apparizione né la loro provenienza turba la popolazione, anzi. C’è un po’ di curiosità, ma è più da spettacolo da circo che da eventi extraterrestri. Il protagonista stesso si ritrova a curiosare sulla scena dello schianto, per poi tornarsene tranquillamente a casa. Sempre spinto dalla curiosità, ritorna in seguito giusto in tempo per presenziare all’apparizione dei marziani, fuoriusciti dalle loro capsule volanti. Anche il suo amico astronomo è presente e, quest’ultimo, insieme a qualche altro scienziato, decide di formare una delegazione di benvenuto in modo da mostrarsi ai marziani per gli essere intelligenti di cui che la razza umana è composta. Detto, fatto. Peccato che tutta questa intelligenza verrà ridotta in cenere in un lampo di luce tanto silenzioso quanto micidiale sotto agli occhi attoniti del protagonista. Sconvolto, rientra a casa e, anche se un po’ rincuorato dall’ambiente familiare:

“Con l’aiuto del vino, del cibo, di quella pace intorno alla mia tavola e della necessità di rassicurare mia moglie, a poco a poco, quasi più insensibilmente, divenni sempre più coraggioso e tranquillo.
«Hanno fatto una grossa sciocchezza», dissi, sollevando il bicchiere. «Sono pericolosi, perché senza dubbio sono pazzi per la paura. Forse si aspettavano di non trovare nessun essere vivente, certo nessuna creatura dotata di intelligenza. Una bomba nella buca», dissi, «se le cose volgessero al peggio, li ucciderebbe tutti». (…)
Allo stesso modo, un rispettabile dodo dell’isola Maurizio avrebbe potuto signoreggiare l’argomento nel suo nido e, prima della distruzione totale, discutere l’arrivo di quella nave carica di marinai spietati in cerca di cibo animale.
«Domani li beccheremo a morte, mio caro».
Quello, senza che lo potessi immaginare, doveva essere il mio ultimo pranzo fra uomini civili, in quei lunghi, terribili giorni.”

decide comunque di portare sua moglie da certi parenti, lontano dal luogo degli eventi.

Da lì in poi, le cose non possono che peggiorare. I marziani, tranquilli e paciosi, seguono un loro piano prestabilito; piano che prevede l’assemblaggio di complessi robot-terminator e lo sterminio dell’umanità, con l’aiuto di altri loro simili che continuano a farsi scaraventare sulla Terra dallo spazio.

Tripodi alieno in un’illustrazione di Henrique Alvim Corrêa dell’edizione francese del 1906 de La guerra dei mondi.

Le notizie raggiungono a singhiozzo le autorità e ai mezzi di comunicazione di massa; la confusione regna sovrana e nessuno si rende esattamente conto della portata di questi ultimi eventi. Il protagonista stesso, inorridito dall’accaduto, fatica tuttavia a dare un reale peso agli eventi. Viene spiegato l’esercito, ma i marziani diffondono un fumo nero mortale che annienta velocemente questa difesa improvvisata, insieme al resto della popolazione capitata a tiro. Così, nel giro di pochissimo tempo, la sopravvivenza diventa l’unico obiettivo. Fiumi di persone inferocite dalla paura si riversano su ogni possibile via in un esodo caotico e crudele, la gente si calpesta a morte, la disperazione trasforma le vittime dell’attacco marziano in carnefici dei propri simili.

L’odissea del protagonista – anche se meno lunga rispetto a quella di Ulisse, ma non meno travagliata – è degna di approfondimento: la velocità di trasformazione da essere razionale a quasi folle è inquietante, in quanto potrebbe succedere a chiunque di noi.

Come finisce La guerra dei mondi

Sorprendentemente (e molto fortunatamente, aggiungerei), i marziani – che prendono l’abitudine di nutrirsi di sangue umano – vengono silenziosamente e tranquillamente sterminati da esseri minuscoli e generalmente pacifici: i batteri. Sprovvisti  di quell’immunità a germi e batteri che il genere umano ha sviluppato lungo la sua esistenza, i marziani soccombono prima di rendersi conto cosa stia succedendo.

I temi di La guerra dei mondi

  • critica al colonialismo europeo
  • critica verso la “superiorità” dell’uomo rispetto agli animali e al suo “diritto” di prevaricazione
  • i pericoli di uno sviluppo esasperato della tecnologia a discapito sia della natura, sia degli autentici valori umani

Orson Welles e La guerra dei mondi

È il 1938, la vigilia di Halloween. Un 23enne Orson Welles, regista e attore, interrompe la trasmissione radio CBS (radio per cui lavora) per annunciare in diretta l’invasione dei marziani. Aiutato da effetti sonori e da diversi attori, realizza uno sceneggiato dal taglio giornalistico che riprende in tutto il libro di Wells, buttando nel panico la popolazione in ascolto. Il resoconto concitato del susseguirsi degli eventi è così realistico da spingere gli ascoltatori a contattare le autorità per chiedere informazioni, prima che il presentatore radiofonico sveli che si tratti di uno scherzo di Halloween. Che simpatico burlone.

Conclusioni

Una delle peggiori cose che potrebbe succederci non è lo sbarco degli alieni. Ma è quella di scoprire che stavamo dando tutto per scontato.

 

Annabelle Lee