Ritorno dall’India di Yehoshua
Un viaggio verso l’India è lo spunto per questo lungo romanzo di Yehoshua, edito in Italia da Einaudi: ambientato tra Tel Aviv e Gerusalemme e diviso in 4 parti: Innamoramento, Matrimonio, Morte, Amore.
La trama
Filo conduttore la vicenda del dottor Rubin, giovane medico ebreo di 29 anni, con un contratto a termine da chirurgo, a cui viene offerta un’occasione dal direttore dell’ospedale: andare in India a recuperare la figlia gravemente malata. Con lui ci saranno il padre, direttore dell’ospedale, e la madre della ragazza. Nel dottor Rubin mille emozioni e sentimenti contrastanti si accavallanonell’apprendere di questo viaggio: quasi un contentino per uno che sperava di diventare medico chirurgo.
Durante il viaggio i tre sono costretti a una convivenza stretta e spesso fastidiosa per tutti: anche a causa della signora Lazar, moglie del Direttore. Donna avvenente di 45 anni, “grassoccia e viziata… con un sorriso meccanico” quasi insopportabile per Rubin. Ma proprio questa donna diventerà oggetto di desiderio per il dottore. Un desiderio ossessivo che gli farà, mano a mano, perdere compostezza, lucidità, precisione. Un amore che sembra nascere impossibile anche per l’affiatamento tra moglie e marito: “Il marito le prese d’un tratto la mano, e gliela strinse in un moto quasi impercettibile, svelandomi involontariamente l’intima forza del loro amore.”
Rubin si sposerà con una ragazza dalle idee molto libere e aperte, amante dell’India e dello spirito indiano. Il matrimonio per il nostro dottore è puramente uno specchietto per allodole per far capire alla sua amata che non la tormenterà più. La signora in questione, seppure compiaciuta e lusingata dall’amore del giovane, ne è anche, ovviamente spaventata. Il dottor Rubin e sua moglie avranno una bambina. Lazar, il direttore dell’ospedale, morirà per un’operazione sbagliata al cuore. La vedova scaccerà definitivamente il medico e anche la sua paura di restare sola.
La grandezza di Yehoshua
Questa la trama: ma il libro è ricco di interessanti personaggi e si sviluppa tutto attorno alla psicologia malata e morbosa del dottor Rubin.
Yehoshua sembra lasciare, per una volta, i contrasti tra palestinesi e israeliani che sono sempre presenti negli altri suoi libri (“L’amante”; “La sposa liberata”; “Il signor Mani”). Qui la questione ebraica sembra accantonata: piuttosto l’autore sembra interessato solo alle ossessioni d’amore. Ogni capitolo è preceduto da un breve paragrafo che sembra essere lontano dalla storia e scritto in corsivo in maniera poetica. Mentre il resto del racconto è narrato in prima persona da Rubin stesso: quindi lo stile è decisamente più colloquiale. Ben inteso, scritto in maniera impeccabile, scorrevole, ma nobile: arricchito da dotte citazioni e da pensieri filosofici e non. Per esempio, quando Rubin parla del professor Hawking (il famoso fisico nucleare scomparso a marzo del 2018: suo il libro “Breve storia del tempo”):
“Quel buio a proposito dei primi tre secondi del Big Bang, di fronte al quale, per simpatica ammissione di Hawking, la stessa teoria vacilla e non arriva a spiegare com’è che il cosmo, compresso in una particella di infinita densità e volume zero, abbia cominciato a espandersi rapidamente”.
Yehoshua scrive come se conoscesse alla perfezione ogni argomento di cui tratta: dalla fisica, alla medicina, alla psicologia.
Nonostante lo spunto sentimentale, il libro resta impresso per il cogliere dell’autore della psicologia di personaggi e situazioni. Finisce senza realmente finire: lasciando spazio aperto a milioni di interpretazioni. E Yehoshua si conferma ancora una volta come uno dei grandi scrittori viventi.
Roberta Jannetti