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Giudicare o non giudicare?

Una menzogna madornale risiede in seno a coloro che affermano, con tono affabile, di non giudicare. “Io non giudico” dice questa gente, fingendo empatie universali, simulando una larghezza di vedute totale, professando un credo ultrademocratico che non appartiene alla logica. Sciocchezze, signori miei! I sassi non giudicano, gli umani sì. Il giudizio è figlio del pensiero e, ammenoché voi non siate acefali o minorati, dovrete pur avercela un’idea.
Qualcuno, fra i sendicenti non-giudicanti, potrebbe obiettare che la sua idea, il suo pensiero, consiste proprio nel non voler giudicare un fatto, una persona, un comportamento. Sapete perché? Perché costoro confondono il giudizio con la discriminazione, o con il biasimo, o con l’offesa, o con la condanna, o con la riprovazione sociale… Ma il giudizio, di per sé, non è azione, né nasce già palesato. Tutto sta a trovare la maniera corretta di esprimerlo, la giusta forma per comunicarlo e le modalità socialmente accettabili di applicarlo.
Ma il non avere un’opinione, o il non volerla esprimere, sono un problema più grande del giudizio stesso. Da un lato, può significare indifferenza. E l’indifferenza è sinonimo di egoismo, di familismo amorale, di ignoranza. Tutte componenti che non generano nulla di buono. Dall’altro, invece, può essere figlio della codardia. Della forma peggiore di codardia: quella generata dall’opportunismo e dalla convenienza.
Io non diffido mai di chi giudica, anche se lo fa in modo parziale, o con pregiudizio, o con cinismo. In tutti questi casi, infatti, il giudicante si rivela, si dichiara per ciò che è. Foss’anche un completo ignorante. In quest’ultimo caso, inoltre, lo si potrebbe rendere edotto del suo errore, lo si potrebbe mettere alle corde confutandone il ragionamento, lo si potrebbe “correggere”. Ma come fare con chi persiste nel rimanere “inespresso”?
Del resto, non può trattarsi di un caso se coloro che vi hanno sempre intimato di “non giudicare” sono i preti. Gli stessi che vi invitano a non fornicare. Impossibile, nevvero?
Ma c’è dell’altro, attenzione! Ci sono anche i predicatori più moderni, i preti del laicismo totalizzante e totalitario, che vorrebbero conformare il vostro giudizio al loro, con la pretesa dell’unicitá della ragione (la loro).
Che fare, dunque? Pensare, appunto. Ragionare con la propria testa (qualora funzionante), avere il coraggio delle proprie idee ed esprimerle, tenendosi pronti a difenderle. Vinca il migliore.

 

Rosso Groviglio

Comments

  • Lucilla Pietrantoni

    Ottimo e condivisibile. Grazie.

    16 Ottobre 2020
    • Blog Entheos

      Grazie a te per la lettura!

      20 Ottobre 2020

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