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Recensione Senza un soldo a Parigi e Londra

Senza un soldo a Parigi e Londra: recensione e trama

Dal titolo originale “Down and Out in Paris and London”, questo breve romanzo pochissimo conosciuto di George Orwell – il suo romanzo di esordio, in effetti – è una vera gemma. Catalogato come semi-memoir o come documentario sociale – o entrambe le cose –, può spaventare appunto per queste rigide definizioni. Se si parte invece senza tenerne conto, forti di quello spirito avventuriero di ogni buon lettore che non teme nuove esplorazioni, “Senza un soldo a Parigi e Londra” sarà una vera sorpresa.

Trama e stile narrativo

Scritto in prima persona, il romanzo è il racconto di un breve pezzo di vita di un giovane aspirante scrittore, giovane che potrebbe essere Orwell o chiunque di noi. Completamente privo di quella rete di sicurezza garantita da famigliari e amici (che diamo sempre per scontata), il giovane si ritrova senza soldi, appunto, in una Parigi di inizio secolo (il XXmo secolo). Ridotto alla completa povertà, il giovane narra la sua sopravvivenza in un mondo popolato soltanto da altri poveri, persino più poveri di lui. Dopo diverse vicissitudini in compagnia di Boris, un militare russo ridotto anch’esso in povertà, il nostro personaggio si ritrova costretto a ritornare in patria, con la speranza di un lavoro. Inutile dire che, una volta a Londra, il suo destino è forse peggiore da quello da cui è fuggito.

Oltre a gettare luce su un lato della società presente nelle più sviluppate realtà ma tenuto nascosto sotto il tappeto, Orwell ci introduce in un mondo popolato da personaggi sorprendenti. Un’umanità così varia ed estrema che difficilmente può lasciare indifferenti.

Lo stile

La narrazione tuttavia non ha nulla di tragico – come ci si potrebbe aspettare, considerando il vittimismo una piaga piuttosto diffusa –, non è nemmeno triste. Mi spingo a (non?) definirla neanche realista, se per realismo intendiamo una presentazione degli eventi nudi e crudi, impersonale anche se magari obiettiva. Orwell narra gli eventi e le situazioni in modo obiettivo: pur se in prima persona, il suo racconto non attraversa il prisma della propria opinione, risultando dunque distorto, ma resta limpido e puro, rivestendosi tuttavia di ulteriore luce. Ed è questa poetica luce che rende questo libro un piccolo capolavoro: la miseria umana ci raggiunge appieno, ma ci raggiunge in un modo sublime. Poi c’è l’umorismo, british ovviamente.

Sulle sue competenze lavorative come lavapiatti (plongeur) in un grande albergo:

“Ci si aspettava io conoscessi il lavoro, dunque venivo maledetto in base a ciò.”

Sullo chef della cucina:

“È un vero artista, ma la sua arte non è la pulizia.”

Sul disagio dei senzatetto costretti a ringraziare Dio dopo una tazza di tè offerta dalla Chiesa:

“Era in grado di pronunciare le parole “amato Signore nostro, Gesù” con meno vergogna di chiunque altro. Indubbiamente una capacità sviluppata in prigione.”

Temi di Senza un soldo a Parigi e Londra

Pur mantenendo la sua narrazione trasparente, l’autore non si tira però indietro dal dire la sua sia sui complessi temi affrontati, sia su argomenti marginali, ma molto originali:

  • l’impatto sociale dei senzatetto
  • la diversità umana, dal cameretismo all’indifferenza e oltre
  • le conseguenze della povertà estrema per un essere umano
  • i disagi materiali e psicologici affrontati dai senzatetto
  • l’emarginazione
  • i limiti (spesso autoimposti) della società nel gestire la problematica dei senzatetto
  • i limiti (sempre autoimposti) della Chiesa nel gestire il suo lato caritatevole
  • lo studio del linguaggio di strada dalle sue origini alla sua costante evoluzione

Conclusioni

Come in tutte le cose, conta lo spirito con cui si affrontano le difficoltà della vita:

“– A me sembra che quando a un uomo gli togli i soldi, da quel momento non sia più buono a nulla.
– No, non necessariamente. Se te lo metti in mente, puoi vivere la stessa vita, ricco o povero che tu sia. Puoi sempre continuare a leggere i tuoi libri e ad avere le tue idee. Basta che tu ti dica “Io sono un uomo libero qui dentro“- e si toccò la fronte –  e sei a posto.”

Debilitato dalla fame, dal freddo, da notti infinite senza un letto su cui stendere le tue ossa, evitato, deriso, schernito o, peggio, invisibile e senza alcuna possibilità di miglioramento, sfido io tenerti libero nella testa.

Nota:

Le citazioni presenti in questo articolo sono una libera traduzione dalla variante inglese del libro “Down and Out in Paris and London”.

 

Annabelle Lee

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