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Le famose sconosciute. Josephine Cochrane

“I piatti sporchi si lavano in casa”

Non ha certo cambiato il mondo Josephine Cochrane, ricca esponente della buona società americana del diciannovesimo secolo, quando, stufa di vedersi scheggiate dai servitori durante i lavaggi le sue preziose porcellane, inventò la prima lavastoviglie meccanica. Non sempre lo snobismo ha solo aspetti negativi… al suo dobbiamo un apparecchio che ci facilita la vita e, secondo ricerche, fa risparmiare acqua e sapone.

Credit@Pinterest

Cosa la spinse, oltre allo snobismo? La genialità. La signora era un’inventrice in fieri. Un’inventrice ambiziosa, aspirava al successo. Il suo motto? “Se non l’ha inventato nessuno, allora lo invento io” (in realtà questa pare sia stata la frase che ha anticipato la sua idea di lavastoviglie).

La mia venerazione non sarà mai pari a quella che provo per Alva Fisher, che nel 1907 ha inventato la prima lavatrice elettrica, ma insomma: non lavare i piatti è una soddisfazione.

Certo, lo è moltiplicata per mille se si pensa che Josephine, al secolo Garis, aggiunse una “e” al cognome del marito, William Cochran, per mantenere una sorta di indipendenza.

Marito che da morto la lasciò con un mucchio di debiti.

In quella situazione cosa meglio di improvvisarsi inventrice/imprenditrice per risollevare le finanze e inseguire la gloria? Non fu un passo facile. Presentò la sua idea a diversi uomini d’affari, ma in molti non le diedero credito, rifiutandosi di vederla come un investimento redditizio. Fu frustrante: la sua sensazione era che, fondamentalmente, l’invenzione non venisse presa in considerazione perché proveniente da una donna. E quindi: sicuramente un insuccesso.

Credit@FemaleWorld

Non si arrese:

“(…) coinvolse George Butters, un meccanico locale assunto dalla Illinois Central Railroad, per aiutarla a portare a compimento e realizzare i suoi disegni in un capannone dietro casa sua. Costruirono così la prima macchina di lavaggio, brevettata il 28 dicembre 1886 e installata nella cucina della Cochrane. Josephine mostrò la sua macchina al World’s Columbian Exposition di Chicago nel 1893, sorpassando anche le opere parigine e vincendo il primo premio. Aprì la sua fabbrica nel 1897, con Butters come caporeparto in fabbrica e capo meccanico e un presidio di tre dipendenti. Fondò così il Garis-Cochran lavastoviglie Machine Company, chiamandolo con il nome di suo padre, ingegnere civile; le macchine della società vennero costruite nella fabbrica sotto la supervisione di Butters. (…)”
(da www.enciclopediadelledonne.it)

Chi le era vicino ascoltava i suoi timori nel doversi confrontare con il mondo maschile, che valutava con grande sospetto il pensiero femminile. In ogni campo. Ma nonostante la sensazione di cedimento delle ginocchia (lo racconta lei) nell’entrare in un gotha generalmente precluso alle donne, quello imprenditoriale, non arretrò di un passo.

credit@annarborbuilders.com

Non furono rose e fiori: a parte le sue amiche che, avendo visto la macchina all’opera ne restarono entusiaste e la commissionarono, per 50 anni l’invenzione fu ritenuta un capriccio — anche l’epidurale lo è ancora per molti “tradizionalisti” del dolore —, e la diffusione casalinga fu quasi nulla: immagino che lavare i piatti per le donne fosse un punto d’onore.

Che fosse un dovere innato.

Quel tipo di dovere che ancora oggi, nonostante le conquiste, le opere artistiche e d’ingegno, la geniale applicazione dell’intelletto su ogni campo della vita da parte delle donne, porta quote dell’umanità, maschile e femminile, a ritenere la donna oggetto di condiscendente indulgenza, e per la quale il lavaggio dei piatti è un modo sano di passare il tempo e di non avere grilli per la testa.

La Cochrane tuttavia in vita ebbe la soddisfazione di ricevere molti ordini da ristoranti e alberghi.

Oggi, vista l’evoluzione della sua società, sarebbe milionaria:

“(…) Dopo la morte di Josephine, nel 1913, la società cambiò titolari e nomi fino a diventare, nel 1940, parte del Kitchen Aid ora di proprietà della Whirlpool Corporation.(…)”
(da www.enciclopediadelledonne.it)

Morirà a 74 anni per un esaurimento nervoso. E non stento a ravvisarne i motivi…

Loredana Conti