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Sabina Bello

Note biografiche

Illustratrice, maestra, formatrice, scrittrice, 2 dic. 1988 Roma, Italia.
Nel 2009/2010 studia ad Amburgo, presso la HAW, dipartimento di Design della Comunicazione, dove approfondisce il suo interesse per la fotografia. Nel 2012 si laurea con lode all’Accademia di Belle Arti di Bologna in Fumetto e Illustrazione con la presente opera. Dal 2013 si apre al mondo dell’infanzia iniziando ad occuparsi ad Ostia di educazione in natura. Nel 2014 partecipa a fondare L’asilo nel bosco di Ostia e inizia il suo lavoro di formatrice in educazione in natura tenendo corsi in tutta Italia. Nello stesso anno collabora con la testata on-line l’Italia che Cambia come autrice.
Nel 2016 pubblica come co-autrice il libro L’asilo nel bosco e inizia a lavorare presso la Scuola nel bosco, che diventerà l’anno successivo Scuola del Mare e del Bosco.Sempre nel 2016 partecipa al quaderno collettivo “Ci vuole il tempo che ci vuole”.
Dal 2019 partecipa al progetto Scuole Naturali.

Sono nata a Roma in pieno inverno, nella stagione più fredda. È in Umbria, dove sono cresciuta, che ho però imparato ad amare la neve, la vita dei piccoli animali selvatici, le stagioni, il verde, i colori della natura, le montagne, paesaggi che mi vedevano bambina.
Ed è stato molti anni dopo che ho scoperto di amare i bambini, persone vere, e il mare. Sono illustratrice, maestra, formatrice, scrittrice e amo ogni aspetto di ciò che faccio e di ciò che sono.Sono una ricercatrice dell’umano nel cuore e un’amante della poesia nell’anima e credo che scrivere significhi portare alla luce un pezzo di verità e condividerla. Ho viaggiato e vissuto all’estero, Stati Uniti e Germania.
Sento l’importanza pedagogica del viaggio, mi ispira profondamente. Mi auguro di condurre con responsabilità e delicatezza i bambini nel mondo, per imparare con loro da questo grande maestro e dalla realtà tutta, fatta di natura, cultura, bellezza e difficoltà.
Per imparare ad Orientarsi, nel senso più ampio. Mi piace condividere quello che scopro in tutti i modi possibili e questo libro è uno di questi. È qui, assieme a molti altri luoghi, emerge l’artista che è in me.

10 DOMANDE PER UN AUTORE

  • Cosa ci puoi dire di te e cosa no?
    Quello che non posso dire è quello che non ho ancora chiaro, che non ho ben capito, quello che non so. Quello che posso dire è tutto il resto, perché scrivere in fondo è mettersi a nudo e non temo la nudità fra chi ha voglia di capirsi.
  •  Cosa scrivi e perché?
    Scrivo ciò che sento vero. Scrivo ciò che vivo e che matura dentro di me, scrivo ciò che guida i miei pensieri e le mie riflessioni, ciò che credo essere giusto, che mi smuove e mi travolge… e che penso possa essere d’aiuto, fare la differenza in chi legge. Scrivo per lasciare una traccia, per condividere tutto ciò che mi anima perché sarebbe troppo se rimanesse solo dentro di me… Scrivo perché è una forma delicata di toccare l’altro. Perché è una forma forte e significativa di toccare l’altro, di scuoterlo addirittura, per non lasciarlo indifferente.
    Scrivere è il modo per entrare in contatto con chi non conosciamo e renderci conto che ogni volta che qualcuno legge le nostre parole non sono più solo nostre, ma il loro significato si amplia e si arricchisce di tutti i connotati, i vissuti, i pensieri di chi legge.
Scrivo perché credo che la scrittura sia una delle forme più intime di comunicazione, direttamente da un’interiorità all’ altra, una strada diretta per capire che non siamo soli, sentirci vicini dove talvolta qualcuno riesce ad esprimere in parole ciò che noi abbiamo sentito dentro di noi e riscontrato nei fatti. La scrittura è un’opera di traduzione della realtà, in linguaggi talvolta più comprensibili.
  • Cosa manca nell’attuale panorama letterario e cosa c’è di troppo?
    Forse nell’ attuale panorama ci sono troppe parole, libri pensati ad ok come prodotti da vendere, per attrarre il lettore incauto. Servirebbe un po’ più di essenzialità, per far spazio a storie che ci emozionino e che ci lascino pensare. Nell’illustrazione per l’infanzia c’è un sacco di “cattiva illustrazione” basata su prodotti televisivi o cinematografici. Ci vuole più autorialità e qualità artistica. Nel mondo dell’autorialità c’è però molto male di vivere, come se senza dramma non ci potesse essere arte. Credo che bisognerebbe recuperare uno spazio per la speranza e per la bellezza, per guardare al di là delle tenebre che spesso ci circondano e capire che c’è altro al di là dei nostri mostri. Per creare immaginari che non si basino unicamente sul gusto del perturbante. La ricerca dell’insolito in taluni casi è divenuta così asfissiante da divenire ovvia e non lasciare più spazio per la semplicità.
  • Come convinceresti il lettore a leggere di più? Quando si è letto abbastanza?
    Inviterei il lettore ad andarsene qualche giorno in natura, dove internet non prende. Leggiamo molto di più quando non siamo distratti. Si è letto abbastanza quando iniziamo a sentirci indolenziti e siamo pronti per andare a fare quattro passi.
  • Vivi di scrittura? O per la scrittura?
    Vivo per la scrittura, per comunicare attraverso di essa. Per arrivare a trovare significati sempre più chiari e cristallini; così come si taglia, si lavora, si lucida un diamante per far emergere dall’opacità la sua luce, altrettanto si fa con le parole, affinché possano mostrare l’essenza più vera e autentica di un concetto, di un sentimento, di un’idea e non una vuota forma.
    Ma vivo anche di scrittura, di appunti di note, di riflessioni, scritte a penna, per lasciare tracce, che riempiono quaderni, fogli, taccuini, che raccontano i vari passaggi della mia vita.
  • Qual è il tuo ultimo progetto?
    Ultimo concluso? Pubblicato? A cui sto lavorando? Ultimo per completezza è Advaita, in arrivo a breve.
  • Qual è il tuo prossimo progetto?
    Prossimo progetto? Potrebbe essere quello sulle basi per educare in natura. La mia mente fiocca di progetti in nuce, scintille accennate, in attesa del momento per essere coltivate, innaffiate, portate alla luce. Quando emergeranno? Non so dirlo, mi auguro solo che un giorno accada.
  • Quali sono i pro e i contro della scrittura?
    I pro sono che è un modo di esprimersi più lento, che ti permette di rivedere e raffinare un concetto, di scegliere con cura le parole più adatte e che con altrettanta lentezza può venir recepito, con delle pause, rileggendo, prendendosi il tempo per capire.
    Un altro suo pro è che a volte fluisce, come acqua, come un’esigenza di cui non si può fare a meno, impellente.
    I contro sono che ciò che abbiamo dentro non si trasla da solo sulla carta e che è quindi necessaria questa lenta opera di estrazione da noi stessi di ciò che vogliamo donare alle righe della scrittura, il che richiede tempo, dedizione, fatica, materiali non sempre reperibili.
  • Dove andresti e cosa porteresti con te?
    Andrei in viaggio, in giro per il mondo. Irlanda, Islanda, Giappone, Cina, Mongolia, Perù. Tailandia.
    Zaino e scarpe comode. Porterei un taccuino con le pagine bianche, il mio astuccio con matita, gomma, temperino, una pilot 04, qualche matita, gli acquerelli.
Porterei macchina fotografica e computer, il mio telefono perché oggi serve anche la modernità. E già sarebbe troppo.
Andrei in montagna, a fare delle lunghe passeggiate nei boschi oppure a scoprire la varietà dei fiori nei prati. Andrei ad osservare laghi pacifici e qualche cascata. Ad assaggiare le pietanze di ogni luogo e a guardare negli occhi la sua gente.
    E poi me ne andrei anche un po’ a casa a dormire, riposare, sedimentare ciò che è stato è preparare quel che verrà.
  • Perché resti?
    Resto perché è un mondo che in questo momento richiede di restare, di agire, di prendere posizione, di fare qualcosa per far sì che continui ad esserci un mondo nel quale meriti girovagare e persone con l’indole per farlo. Resto per il valore che do all’educazione.
    Resto perché questo è il paradigma culturale in cui sono cresciuta e dove ho più chance di fare la differenza.
    Resto perché amo il viaggio e nel restare costruisco quell’ identità attraverso la quale se un giorno deciderò di partire, sarà per viaggiare e non una fuga. Affinché viaggiando avrò una me stessa da portare in dono, in cambio di tutto quello che riempirà il mio sguardo.