Graziella Percivale
Graziella Percivale è nata a Busalla (1950), entroterra di Genova. A Busalla vive da sempre, in una casa centenaria in mezzo agli alberi, con le persone che ha più care.
Insegnante di scuola primaria per vocazione e per passione, con altrettanta passione scrive .
Nel 2014 pubblica cinque racconti in un solo volume: Storie semplici edito da Albatros.
Nel 2018 pubblica il romanzo: L’inquietudine del baricentro edito da Sagep.
Figura in alcune antologie come finalista di altrettanti Premi letterari.
Ama raccontare la vita della gente comune, mettendo in evidenza il mondo interiore dei personaggi, l’eccezionalità del quotidiano e l’amore per la propria terra.
10 DOMANDE PER UN AUTORE
- Cosa ci puoi dire di te e cosa no?
Armonia. L’armonia è la condizione esistenziale che perseguo da tutta la vita. Armonia con me stessa e tra le persone, nelle cose, nella natura. L’armonia dei pensieri, dei gesti, delle parole, delle immagini, dei suoni, e perché no? del cibo. Nulla di ascetico o di contemplativo: in realtà posso definirmi una persona decisamente prammatica, ma ho bisogno di coltivare un’armonia profonda e paziente che sappia resistere alle intemperie, da conservare e da trasmettere come qualcosa di prezioso. Cerco di stare lontana da tutto quanto va in direzione opposta, ma se proprio ci devo fare i conti sono pronta a troncare ogni rapporto. Ho amato moltissimo l’insegnamento, la scuola come una seconda famiglia e ho ricevuto molto di più di quello che ho saputo dare. Sono grata per l’amore dato e ricevuto, per ogni affetto, per ogni cosa che mi è stata concessa e anche per ciò che mi manca. E qui che mi fermo. Di quello che mi manca, qualcosa che non si può comperare, no, non sono disposta a parlare. Non ne sono capace.
- Cosa scrivi e perché?
Ogni persona ha una storia degna di essere ascoltata, anche se agli occhi del mondo appare di poco interesse. Le dinamiche delle relazioni umane si intersecano continuamente in un alternarsi inevitabile di causa – effetto. Queste sono le storie che amo raccontare perché sono le storie che conosco. Scrivo perché faccio parte anche io di quella realtà solo apparentemente piccola, che sa trasmettere profonde emozioni. Scrivo per emozionare.
Sì, credo sia per questo.
- Cosa manca nell’attuale panorama letterario e cosa c’è di troppo?
Non manca certo la quantità.È la qualità a fare difetto. E più il lettore si accontenta di una scrittura mediocre, più la qualità scende.
- Come convinceresti il lettore a leggere di più? E quando si è letto abbastanza?
Non si è letto mai abbastanza. A un lettore tiepido direi di entrare più sovente in una libreria o in una biblioteca e di fermarsi a “spulciare” libri almeno per mezz’ora. C’è sempre un libro che ti sceglie.
- Vivi di scrittura? O per la scrittura?
Non vivo né di scrittura, né per la scrittura. Vivo con la scrittura: una compagna silenziosa e fedele, sempre presente, che chiede soltanto un foglio, una penna e un po’ di solitudine. Per scrivere però ho bisogno di emozioni forti. Qualcosa che mi attraversi e diventi un pensiero pressoché costante. Non necessariamente per scrivere devo stare seduta a una scrivania: questo avviene nei ritagli di tempo. In realtà scrivo nell’arco di tutta la giornata appena riesco a isolarmi da altri pensieri più o meno incalzanti. Scrivo “mentalmente” mentre mi occupo delle solite faccende e prendo appunti, trascrivo frasi, parole, idee su pizzini sparsi per tutta la casa, che poi vado a recuperare, magari due o tre giorni dopo, in una specie di caccia al tesoro. Assemblare i pizzini in un testo compiuto è il momento più bello. A volte però il tempo manca davvero e allora la scrittura diventa sofferenza, però insisto, come per una vaga forma di autolesionismo e continuo a scrivere. Senza rinunciare all’ironia.
- Qual è il tuo ultimo progetto?
Un romanzo nato per caso, da una conversazione con una sconosciuta che non ho più rivisto e che non sa, e forse non deve sapere, che la sua storia mi è stata fonte di ispirazione.
“Oltre i giorni imperfetti” è il titolo del romanzo.
- Qual è il tuo prossimo progetto?
Forse la continuazione del romanzo di cui sopra.
- Quali sono i pro e i contro della scrittura?
La scrittura libera l’anima a prezzo di una grande dedizione. I grandi scrittori scrivono.Punto. Tutto il resto viene dopo. Ma purtroppo non parlo di me
- Dove andresti e cosa porteresti con te?
Un camper con mezza casa appresso. Un nastro d’asfalto, a spasso per l’Europa. Viaggiare per ritornare, perché il ritorno è imprescindibile.
- Perché resti?
Perché il mio posto è da sempre la terra dove sono nata, e non saprei vivere altrove.